di Pasquale Martinoli - giornalista

 

Quando la fedele ricostruzione degli eventi incontra la capacità di narrare, nasce il romanzo storico, che è qualcosa di più della storia e qualcosa di meglio della fantasia.

 

Dietro alla figura di don Rocco, che attraversa mezzo secolo di un piccolo borgo, com'era e in parte è rimasto Bedero Valcuvia, c'è un'epoca con le sue liturgie, i suoi costumi, le sue vicissitudini, una guerra, la Grande guerra, una seconda  guerra, altrettanto "grande" per quella comunità, intorno al progetto di realizzazione della canonica. Tutto documentato con precisione, ora facendo ricorso a resoconti testuali di lettere e provvedimenti, ora indagando le reazioni umane con l'attendibilità di chi pare essere lì mentre avvengono.

 

L'eroico romanzo di Bedero Valcuvia è a ben guardare una finestra su un mondo, a cavallo tra '800 e '900, che fa dire al lettore "ma allora succedeva anche a quei tempi", rivedendo nella vita e nel mandato pastorale  di don Rocco le miserie e le grandezze dell'animo umano. Lo stesso avviene con gli amministratori locali, dal sindaco Silverio Martinoli all'assessore e neo podestà Abondio Borsotti, i capifamiglia e i parrocchiani, di cui vengono descritte anche le verità che solitamente si chiudono dietro i portoni.

 

E poi i luoghi, le costruzioni, la scuola, un affresco di civiltà e urbanistica che cambia tonalità con lo scorrere veloce degli anni, quei cinquant'anni. Don Rocco che entra in contenzioso col Comune, che malato resta chiuso nella casa parrocchiale bersagliata da una sassaiola, don Rocco che profetizza un nuovo orizzonte per Bedero. Una suora chiacchierata.

 

Tanti personaggi - tutti reali - che diventano familiari al lettore, suscitando indulgenza, approvazione o sgomento per ciascuno di essi. L'autore li fa emergere a tratti in modo dirompente, senza sconti, a tratti  delicato lasciando alla descrizione dei gesti, "con un grosso sospiro... bussò ed aspettò pazientemente",  l'immaginazione del momento.

 

Puntuali e senza sbavature le indicazioni di strade, case, chiese; una miscela di vocaboli tecnici e popolari che invece di stridere accompagnano per mano nei luoghi, facendoceli vivere e respirare.

 

Il romanzo scorre come un torrente e  questo è un piccolo capolavoro di penna e ingegno. Camillo Bignotti riesce ad esaltare un borgo e le sue vicende come altri - scrittori di professione - hanno fatto per terre e paesi magari anche più facili da esplorare. Qui, nell'eroica Bedero, il rigore dei fatti ha comunque un cuore che batte, emoziona.  E un romanzo storico può diventare uno storico romanzo. Questo.

 

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